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TURNING PAIN INTO POWER

Inaugurazione: 14.10.2022, 16:26
Durata: 15.10.2022 - 29.01.2023
Artisti e artiste: Cana Bilir-Meier, Monica Bonvicini, Rosalyn D'Mello, Regina José Galindo, Silvia Giambrone, Philipp Gufler, Giulia Iacolutti, Paulo Nazareth, Dan Perjovschi, Adrian Piper, Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo), Sven Sachsalber, Giuseppe Stampone
a cura di: Judith Waldmann

La mostra TURNING PAIN INTO POWER , che Kunst Meran Merano Arte ospita dal 15 ottobre 2022 fino al 29 gennaio 2023, pone l’accento sul potenziale dell’arte nel risvegliare e incrementare la consapevolezza sulle ingiustizie sociali e politiche. La collettiva presenta una selezione di artist* che contrastano diverse forme di iniquità attraverso strategie forti, consapevoli e creative, affrontando tematiche quali il razzismo, la violenza di genere e la lotta alle discriminazioni, come ad esempio quelle rivolte contro la comunità LGBTQIA+.

La mostra si apre con un motto militante scritto a lettere rosse: “I won't shut up”, che in inglese significa “non terrò la bocca chiusa”. Il lavoro, di Monica Bonvicini, si riferisce alla libertà di espressione, sancita dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che esprime quasi il dovere di “aprire la bocca” e non accettare in silenzio le ingiustizie. Le relazioni annuali di organizzazioni come Reporter Senza Frontiere, PEN International o FREEMUSE – defending artistic freedom fanno emergere in modo impressionante come, in molte zone del mondo, il diritto di far sentire la propria voce continui a non essere tutelato e come assumere delle posizioni critiche possa addirittura essere una fonte di pericolo.

Oltre alla parola, anche altre forme espressive – come gesti o simboli – possono diventare segni di resistenza collettiva. Giuseppe Stampone cattura un momento storico impresso nella nostra memoria collettiva riproducendolo con una biro: nel 1968, durante la premiazione alle Olimpiadi di città del Messico, l’atleta afroamericano Tommie Smith alza il pugno proponendo il saluto del movimento Black Power, un segno contro la discriminazione della popolazione afroamericana. A distanza di circa cinquant’anni, il gesto di inginocchiarsi proposto da molti atlet* in tutto il mondo come atto di solidarietà, in relazione al movimento Black lives matter, si ricollega a queste strategie di protesta pacifica.

Negli anni del nazionalsocialismo le persone omosessuali venivano marchiate con un triangolo rosa, il cosiddetto “Rosa Winkel”. Questo simbolo era cucito sulle casacche dei deportati nei campi di concentramento a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. "Kostüm Kakaduarchiv" (2022) di Philipp Gufler mostra come il “Rosa Winkel” sia stato adottato nella Germania postbellica, accompagnato dalla scritta “Gays against Oppression and Fascism”, come segno contro l’omofobia e contro l’oblio delle atrocità perpetrate dal nazionalsocialismo. Attraverso una contestualizzazione fornita da testimonianze dell’epoca - come ad esempio la foto dello striscione riportante: “Chi tace sui crimini contro le persone omosessuali, finisce per approvarli” – e da altri materiali documentari fotografici e testuali, il gioco di riferimenti e rimandi apre a riflessioni e ulteriori approfondimenti.

La violenza di genere è affrontata con particolare intensità anche nel lavoro di Regina José Galindo. Nel video esposto a Merano, "El dolor en un pañuelo" (1999), il corpo femminile vulnerabile, perché nudo, dell’artista diventa letteralmente una superficie di proiezione: su di esso, legato a un letto verticale, vengono infatti fatte scorrere diapositive che mostrano articoli di giornale sugli innumerevoli casi di violenza contro le donne in Guatemala. In questo modo l’artista rende il proprio corpo una piattaforma che porta all’attenzione dei visitatori e delle visitatrici i crimini commessi contro le donne, spronandoli a confrontarsi con questa tematica.

TURNING PAIN INTO POWER è pensata da Merano Arte come punto di partenza di un lavoro a lungo termine sui rapporti tra arte, attivismo e formazione, volto a indagare, mettere in discussione e contrastare i “punti ciechi”, cioè quelle forme di pregiudizio inconsapevoli, e i gli aspetti da cui scaturiscono le diverse forme di discriminazione.

Image from: Giuseppe Stampone Donne non si nasce, si diventa, 2022. From the photograph of Agnese De Donato, 1970

Installazione

Opere

Regina José Galindo, El Canto Se Hizo Grito, 2021, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca. Ph. Filippo Ferrarese.
Regina José Galindo, El dolor en un pañuelo, 1999, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca
Giuseppe Stampone, Donne non si nasce, si diventa, 2022, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca. Ph. Filippo Ferrarese
Giuseppe Stampone, Tommie Smith, 2022, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca. Ph. Filippo Ferrarese
Giulia Iacolutti, Casa Azul, 2017-2019, Courtesy the artist
Paulo Nazareth, L’Arbre D’Oublier (Árvore do Esquecimento), 2013 (Still), Courtesy the artist Meyer Riegger Berlin / Karlsruhe and Mendes Wood DM
Monica Bonvicini, I Won't, 2021, Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano
Philipp Gufler, Kostüm Kakaduarchiv (I), 2022, Courtesy the artist and BQ, Berlin
Philipp Gufler, Kostüm Kakaduarchiv (I), 2022, Courtesy the artist and BQ, Berlin
Philipp Gufler, Quilt #26 (Lana Kaiser), 2018, Courtesy the artist and BQ, Berlin
Puppies Puppies (Jade Kuriki Olivo), I LOOK AT TRANS HISTORY AND WE ARE EITHER ARRESTED, ERASED, FORCED TO HIDE, OR CONSIDERED MENTALLY ILL (FOR BEING TRANS/GNC/TWO SPIRIT+) WHY PERPETUATE THIS HISTORY, 2022, Courtesy the artist and Galerie Barbara Weiss
Silvia Giambrone, Security blanket n.4, 2022, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca
Silvia Giambrone, Security blanket n.16, 2022, Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca